Tempo fa ai giovani allievi di III A di Caramanico dell'anno scolastico 2008-2009, ho proposto lo studio della storia locale, per poi realizzare racconti storici. Gli alunni erano molto affascinati dal brigantaggio, perché nel passato la maestra Patrizia Conti aveva svolto un pregevole laboratorio di ricerca storica, in cui si approfondiva la conoscenza dei briganti del territorio. Dopo avere proposto documenti dell'Archivio di Stato di Chieti e dell'Archivio di Stato di L'Aquila, ecco di seguito un loro lavoro.
Il racconto
storico: la vita avventurosa del brigante Angelo Camillo Colafella
di
Massimo De Acetis
Era
una notte buia e tempestosa. Il cielo era illuminato solo dal pallido chiarore
della luna.
Un
gruppo di quattro uomini correva furtivamente per la strada. Avevano maglie e
pantaloni squarciati dalle baionette. Correvano via, sotto la pioggia. Uno di
loro portava a tracolla un fucile e nelle mani aveva due pistole. Era Angelo
Camillo Colafella, il brigante più noto dell’intera Valle dell’Orte.
Vedendo
due carabinieri passeggiare per la strada, Colafella e i suoi uomini si nascosero
dietro un vicolo e solo quando scomparvero alla loro vista, i briganti
ricominciarono a correre. Arrivati davanti ad una casa si fermarono, bussarono
tre volte sulla porta e dopo qualche secondo essa si aprì. I briganti
scomparvero dietro l’uscio.
«Svegliatevi!
Comandante, svegliatevi!»
«Ma
che ore sono?»
«È
mattina. Dobbiamo andare a scovare i briganti di Colafella dal loro
nascondiglio!»
«E
va bene. Fatemi almeno vestire».
Qualche
minuto dopo il capo chiese al suo esercito:
«Dove
sono i briganti?»
«L’ultima
volta sono stati avvistati nei dintorni del paese».
«Prendi
con te una decina di soldati. Andiamo a controllare se le tue informazioni sono
giuste!»
Arrivati in paese, i soldati controllarono
ogni vicolo e bussarono a tutte le porte. Giunti davanti un edificio
abbandonato, si fermarono. Il comandante notò che c’era qualcosa che non
andava. Sulla porta impolverata e protetta sulla parte superiore da un terrazzino, era
rimasta l’impronta di una mano. Il capo diede l’ordine di sfondarla e i soldati
ubbidirono buttandola giù. Entrarono cautamente, controllarono le case da cima
a fondo e non trovarono nulla. Allora il comandante diede l’ordine di uscire,
ma proprio mentre stavano per varcare la soglia si sentirono degli spari e due
soldati caddero a terra morti. Gli altri, voltandosi, videro dieci briganti,
tra cui c’era Colafella che con il suo fucile faceva fuoco sugli uomini della
legge. I soldati non fecero neanche in tempo a prendere le armi che vennero
colpiti tutti e, uno dopo l’altro, caddero a terra morti. Era stata una vera e
propria fucilazione.
«Ed ora che facciamo Colafella?»
«Saccheggiamo le abitazioni dei ricchi che
vanno a favore dell’Unità d’Italia!»
E così i briganti si misero all’opera,
derubando e uccidendo tanti cittadini. Alla fine abbandonarono il paese con
soddisfazione.
La notizia dell’uccisione dei soldati e del
saccheggio del paese giunse fino alle orecchie della Guardia Nazionale che
decise di andare lui stesso a scovare Colafella.
Perciò prese con sé una cinquantina di uomini
e perlustrò tutta la regione, trovando Colafella presso una grotta.
«Buttate le armi e uscite!»
«Colafella, ci hanno circondato» disse un
brigante.
«Va bene, va bene. Ma non ci prenderanno!» E
fece segno ai suoi uomini di seguirlo.
Si nascosero dietro alcune rocce e, dopo aver
afferrato con forza i fucili, cominciarono a sparare conto gli alberi dove
stavano i soldati.
I soldati risposero al fuoco. Era iniziata
una vera e propria guerra. I briganti erano in numero minore, ma erano più
riparati dei soldati. Inoltre avevano la dinamite. Colafella ne prese una
cartuccia, la accese e la buttò contro gli avversari che saltarono in aria. Ora
di questi ultimi ne erano rimasti una
ventina. Colafella lanciò altre cartucce verso i soldati, provocando una nube
di fumo, che coprì i movimenti di Colafella e dei briganti. Con la velocità di
un felino andarono a posizionarsi dietro i soldati che non si accorsero di
nulla e continuarono a sparare verso la grotta.
I briganti aprirono il fuoco e sterminarono
tutti i soldati compresa la Guardia Nazionale.
Da quel momento in poi la banda di Colafella
fu perseguitata più di prima e alla fine fu sterminata, nel 1863, tra le balze
del Morrone.
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