venerdì 26 agosto 2016

ANGELO CAMILLO COLAFELLA IN UN RACCONTO STORICO degli allievi della III A dell'a.s. 2008/2009

Tempo fa ai giovani allievi di III A di Caramanico dell'anno scolastico 2008-2009, ho proposto lo studio della storia locale, per poi realizzare racconti storici. Gli alunni erano molto affascinati dal brigantaggio, perché nel passato la maestra Patrizia Conti aveva svolto un pregevole laboratorio di ricerca storica, in cui si approfondiva la conoscenza dei briganti del territorio. Dopo avere proposto documenti dell'Archivio di Stato di Chieti e dell'Archivio di Stato di L'Aquila, ecco di seguito un loro lavoro.


Il racconto storico: la vita avventurosa del brigante Angelo Camillo Colafella
di
Massimo De Acetis



Era una notte buia e tempestosa. Il cielo era illuminato solo dal pallido chiarore della luna.
Un gruppo di quattro uomini correva furtivamente per la strada. Avevano maglie e pantaloni squarciati dalle baionette. Correvano via, sotto la pioggia. Uno di loro portava a tracolla un fucile e nelle mani aveva due pistole. Era Angelo Camillo Colafella, il brigante più noto dell’intera Valle dell’Orte.
Vedendo due carabinieri passeggiare per la strada, Colafella e i suoi uomini si nascosero dietro un vicolo e solo quando scomparvero alla loro vista, i briganti ricominciarono a correre. Arrivati davanti ad una casa si fermarono, bussarono tre volte sulla porta e dopo qualche secondo essa si aprì. I briganti scomparvero dietro l’uscio.
«Svegliatevi! Comandante, svegliatevi!»
«Ma che ore sono?»
«È mattina. Dobbiamo andare a scovare i briganti di Colafella dal loro nascondiglio!»
«E va bene. Fatemi almeno vestire».
Qualche minuto dopo il capo chiese al suo esercito:
«Dove sono i briganti?»
«L’ultima volta sono stati avvistati nei dintorni del paese».
«Prendi con te una decina di soldati. Andiamo a controllare se le tue informazioni sono giuste!»
Arrivati in paese, i soldati controllarono ogni vicolo e bussarono a tutte le porte. Giunti davanti un edificio abbandonato, si fermarono. Il comandante notò che c’era qualcosa che non andava. Sulla porta impolverata e protetta  sulla parte superiore da un terrazzino, era rimasta l’impronta di una mano. Il capo diede l’ordine di sfondarla e i soldati ubbidirono buttandola giù. Entrarono cautamente, controllarono le case da cima a fondo e non trovarono nulla. Allora il comandante diede l’ordine di uscire, ma proprio mentre stavano per varcare la soglia si sentirono degli spari e due soldati caddero a terra morti. Gli altri, voltandosi, videro dieci briganti, tra cui c’era Colafella che con il suo fucile faceva fuoco sugli uomini della legge. I soldati non fecero neanche in tempo a prendere le armi che vennero colpiti tutti e, uno dopo l’altro, caddero a terra morti. Era stata una vera e propria fucilazione.
«Ed ora che facciamo Colafella?»
«Saccheggiamo le abitazioni dei ricchi che vanno a favore dell’Unità d’Italia!»
E così i briganti si misero all’opera, derubando e uccidendo tanti cittadini. Alla fine abbandonarono il paese con soddisfazione.
La notizia dell’uccisione dei soldati e del saccheggio del paese giunse fino alle orecchie della Guardia Nazionale che decise di andare lui stesso a scovare Colafella.
Perciò prese con sé una cinquantina di uomini e perlustrò tutta la regione, trovando Colafella presso una grotta.
«Buttate le armi e uscite!»
«Colafella, ci hanno circondato» disse un brigante.
«Va bene, va bene. Ma non ci prenderanno!» E fece segno ai suoi uomini di seguirlo.
Si nascosero dietro alcune rocce e, dopo aver afferrato con forza i fucili, cominciarono a sparare conto gli alberi dove stavano i soldati.
I soldati risposero al fuoco. Era iniziata una vera e propria guerra. I briganti erano in numero minore, ma erano più riparati dei soldati. Inoltre avevano la dinamite. Colafella ne prese una cartuccia, la accese e la buttò contro gli avversari che saltarono in aria. Ora di questi ultimi ne  erano rimasti una ventina. Colafella lanciò altre cartucce verso i soldati, provocando una nube di fumo, che coprì i movimenti di Colafella e dei briganti. Con la velocità di un felino andarono a posizionarsi dietro i soldati che non si accorsero di nulla e continuarono a sparare verso la grotta.
I briganti aprirono il fuoco e sterminarono tutti i soldati compresa la Guardia Nazionale.
Da quel momento in poi la banda di Colafella fu perseguitata più di prima e alla fine fu sterminata, nel 1863, tra le balze del Morrone.







                                                                                                      


 




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