Di seguito è possibile leggere la parte iniziale del saggio relativo al territorio di Pescara, che fa parte di uno studio più ampio. Il lavoro di ricerca storica è stato possibile grazie ad una borsa di studio elargita dal Comune di Pescara nel 2006, dal Sindaco del tempo Luciano D'Alfonso, oggi Governatore della Regione Abruzzo.
PESCARA: DA PÓLISMA VESTINO
A PROVINCIA
di
Katja Battaglia
1.
Gli albori della storia
Il
territorio di Pescara a nord del fiume era abitato già nell’età del Bronzo[2]. Un
tempo il suo nome era Aternum o Ostia/Ostium Aterni[3]. Il toponimo Piscaria, come attesta il linguista Marcello de
Giovanni, comparirà dall’età longobarda[4].
Si estendeva sulla riva destra del fiume
Aterno allo sbocco dell’Adriatico e in territorio marrucino, pertinente al municipium
di Teate[5],
con un porto comune alle tribù sabelliche dei Marrucini, dei Peligni e dei
Vestini[6].
Il primo a parlarne, definendolo pólisma
(πóλισμα) vestino è Strabone[7].
Quindi l’impianto urbano sembra risalire alla fine del secolo I a.C., proprio
quando il geografo di Amasea redigeva la sua opera. Anche gli scavi condotti
sulla sponda destra del tratto terminale dell’Aterno (Bagno Borbonico, piazza Unione, Via Orazio), ne
attestano l’esistenza ininterrotta tra la fine del secolo I a.C. e il secolo
VII d.C[8].
1.1.
L’importanza commerciale di Aternum
Aternum
si trovava all’incrocio di due importanti direttrici viarie, commerciali e
militari, la Litorale Adriatica e la Tiburtina Claudia Valeria, che collegava
l’Adriatico a Roma. Ad esse si aggiungevano tante altre strade intermedie anche
grandi, come la Salaria, la Cecilia e la Claudia Nova. Quindi per i trasporti
via terra e per quelli marittimi costituiva un punto di riferimento commerciale
di un ampio bacino, dalla conca fucense e dai territori costieri e pedemontani
fino a Truentum a nord, e ad Histonium e Buca a sud[9].
In età imperiale il suo scalo marittimo
cresceva di importanza e raggiungeva il massimo livello in epoca tardo-antica[10]. Tra
le principali risorse economiche del territorio c’era il sale, prodotto negli
stabilimenti alla foce del fiume Salino[11].
L’agricoltura, invece, era maggiormente
concentrata nella fascia litoranea e pedemontana. La produzione di vino si
distingueva per la notevole qualità tra
l’Aterno e Cupra Maritima (negli agri atriano, pretuziano e palmense)
durante l’ultima età repubblicana. Nella stessa Cupra Marittima tra i
secoli II-I a.C. e II-III d.C. veniva incrementata l’attività delle fabbriche
di anfore destinate al commercio vinario[12]. Ciò
prova che durante i secoli I e II d.C. nel porto di Aternum esisteva un’intensa
attività commerciale di vini pregiati medioadriatici con la Grecia, l’Oriente
greco e l’Egitto[13].
[1] Questo saggio è
parte di un lavoro più ampio di ricerca per una borsa di studio sulla
storia di Pescara, elargita dal comune nel 2006.
[2] Cfr. A.R. Staffa et Alii, Il progetto
Valle del Pescara. Siti archeologici e territorio fra antichità e alto Medioevo,
in «Abruzzo: rivista dell’Istituto di Studi Abruzzesi», XXXII-XXXV (1994-1997),
2, pp. 177-178. Per una conoscenza
più approfondita del patrimonio archeologico di Pescara vd. A.R. Staffa, Carta archeologica della
provincia di Pescara: Elaborato tecnico ufficiale del Piano Territoriale
Provinciale, Mosciano, Media, 2004, pp. 93-94.
[3] G. Firpo, Aternum/Ostia Aterni e la
sua rilevanza commerciale in età romana imperiale, in «Abruzzo»… cit., p.
325, n. 1. Per l’etimologia di ‘Aternum’ v. G. Alessio - M. de Giovanni, Preistoria e protostoria
linguistica dell’Abruzzo, Lanciano, Itinerari, 1983, pp. 37-38. I toponimi Aternum
e Piscaria sono studiati approfonditamente in M. de Giovanni, Per la storia linguistica di Pescara e
della sua provincia, in «Abruzzo»… cit., pp. 360-363.
[4] Ivi, p. 362.
[5] G. Firpo, Aternum… cit., p. 327.
[6] Ivi, p. 326, n. 4. Per una conoscenza
più approfondita cfr. anche A.R. Staffa, Scavi
nel centro storico di Pescara, 1: primi elementi per la ricostruzione
dell’assetto antico ed altomedievale dell’abitato di “Ostia Aterni-Aternum”,
in «Archeologia Medievale», XVIII (1991), pp. 201-367.
[7] Strabone, Geografia, Milano, BUR,
1994, 5, 4, 2, p. 241; G. Firpo, Aternum…
cit., p. 325. Marcello de Giovanni interpreta pólisma con l’accezione di
‘città’ e non con quella di ‘vicus’, al di là delle questioni
burocratiche di riconoscimento dello status giuridico delle comunità (M.
de Giovanni, Per la storia
linguistica… cit., p. 362).
[8] G. Firpo, Aternum… cit., p. 327.
[9] Ivi, p. 330.
[10] Ibidem, n. 23.
[11] Ivi, p. 331.
[12]
Questa fiorente attività è celebrata anche da Plinio
il Vecchio, v. G. Plinius Secundus,
Storia naturale, ed. diretta da G.B.
Conte con la collaborazione di G.
Ranacci, Torino, Einaudi, 1982-1988, XXXV, 161. Vd. G. Firpo, Aternum… cit., pp.
331-332, anche le nn. 29-30.
[13] C’è da
aggiungere che c’erano altri porti nella zona, come Matrinum e Ortona,
ma erano piccoli e adatti a tragitti di breve tratto.
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