mercoledì 24 agosto 2016

PESCARA E LA STORIA DELLE ORIGINI

Di seguito è possibile leggere la parte iniziale del saggio relativo al territorio di Pescara, che fa parte di uno studio più ampio. Il lavoro di ricerca storica è stato possibile grazie ad una borsa di studio elargita dal Comune di Pescara nel 2006, dal Sindaco del tempo Luciano D'Alfonso, oggi Governatore della Regione Abruzzo.

PESCARA: DA PÓLISMA VESTINO A PROVINCIA

di

Katja Battaglia


1. Gli albori della storia
Il territorio di Pescara a nord del fiume era abitato già nell’età del Bronzo[2]. Un tempo il suo nome era Aternum o Ostia/Ostium Aterni[3]. Il toponimo Piscaria, come attesta il linguista Marcello de Giovanni, comparirà dall’età longobarda[4].
     Si estendeva sulla riva destra del fiume Aterno allo sbocco dell’Adriatico e in territorio marrucino, pertinente al municipium di Teate[5], con un porto comune alle tribù sabelliche dei Marrucini, dei Peligni e dei Vestini[6].
     Il primo a parlarne, definendolo pólisma (πóλισμα) vestino è Strabone[7]. Quindi l’impianto urbano sembra risalire alla fine del secolo I a.C., proprio quando il geografo di Amasea redigeva la sua opera. Anche gli scavi condotti sulla sponda destra del tratto terminale dell’Aterno (Bagno Borbonico, piazza Unione, Via Orazio), ne attestano l’esistenza ininterrotta tra la fine del secolo I a.C. e il secolo VII d.C[8].

1.1. L’importanza commerciale di Aternum
     Aternum si trovava all’incrocio di due importanti direttrici viarie, commerciali e militari, la Litorale Adriatica e la Tiburtina Claudia Valeria, che collegava l’Adriatico a Roma. Ad esse si aggiungevano tante altre strade intermedie anche grandi, come la Salaria, la Cecilia e la Claudia Nova. Quindi per i trasporti via terra e per quelli marittimi costituiva un punto di riferimento commerciale di un ampio bacino, dalla conca fucense e dai territori costieri e pedemontani fino a Truentum a nord, e ad Histonium e Buca a sud[9].
     In età imperiale il suo scalo marittimo cresceva di importanza e raggiungeva il massimo livello in epoca tardo-antica[10]. Tra le principali risorse economiche del territorio c’era il sale, prodotto negli stabilimenti alla foce del fiume Salino[11].
     L’agricoltura, invece, era maggiormente concentrata nella fascia litoranea e pedemontana. La produzione di vino si distingueva per la  notevole qualità tra l’Aterno e Cupra Maritima (negli agri atriano, pretuziano e palmense) durante l’ultima età repubblicana. Nella stessa Cupra Marittima tra i secoli II-I a.C. e II-III d.C. veniva incrementata l’attività delle fabbriche di anfore destinate al commercio vinario[12]. Ciò prova che durante i secoli I e II d.C. nel porto di Aternum esisteva un’intensa attività commerciale di vini pregiati medioadriatici con la Grecia, l’Oriente greco e l’Egitto[13].






[1] Questo saggio è  parte di un lavoro più ampio di ricerca per una borsa di studio sulla storia di Pescara, elargita dal comune nel 2006.
[2] Cfr. A.R. Staffa et Alii, Il progetto Valle del Pescara. Siti archeologici e territorio fra antichità e alto Medioevo, in «Abruzzo: rivista dell’Istituto di Studi Abruzzesi», XXXII-XXXV (1994-1997), 2, pp. 177-178. Per una conoscenza più approfondita del patrimonio archeologico di Pescara vd. A.R. Staffa, Carta archeologica della provincia di Pescara: Elaborato tecnico ufficiale del Piano Territoriale Provinciale, Mosciano, Media, 2004, pp. 93-94.
[3] G. Firpo, Aternum/Ostia Aterni e la sua rilevanza commerciale in età romana imperiale, in «Abruzzo»… cit., p. 325, n. 1. Per l’etimologia di ‘Aternum’ v. G. Alessio - M. de Giovanni, Preistoria e protostoria linguistica dell’Abruzzo, Lanciano, Itinerari, 1983, pp. 37-38. I toponimi Aternum e Piscaria sono studiati approfonditamente in M. de Giovanni, Per la storia linguistica di Pescara e della sua provincia, in «Abruzzo»… cit., pp. 360-363.
[4] Ivi, p. 362.
[5] G. Firpo, Aternum… cit., p. 327.
[6] Ivi, p. 326, n. 4. Per una conoscenza più approfondita cfr. anche A.R. Staffa, Scavi nel centro storico di Pescara, 1: primi elementi per la ricostruzione dell’assetto antico ed altomedievale dell’abitato di “Ostia Aterni-Aternum”, in «Archeologia Medievale», XVIII (1991), pp. 201-367.
[7] Strabone, Geografia, Milano, BUR, 1994, 5, 4, 2, p. 241; G. Firpo, Aternum… cit., p. 325. Marcello de Giovanni interpreta pólisma con l’accezione di ‘città’ e non con quella di ‘vicus’, al di là delle questioni burocratiche di riconoscimento dello status giuridico delle comunità (M. de Giovanni, Per la storia linguistica… cit., p. 362).
[8] G. Firpo, Aternum… cit., p. 327.
[9] Ivi, p. 330.
[10] Ibidem, n. 23.
[11] Ivi, p. 331.
[12] Questa fiorente attività è celebrata anche da Plinio il Vecchio, v. G. Plinius Secundus, Storia naturale, ed. diretta da G.B. Conte con la collaborazione di G. Ranacci, Torino, Einaudi, 1982-1988, XXXV, 161. Vd. G. Firpo, Aternum… cit., pp. 331-332, anche le nn. 29-30.
[13] C’è da aggiungere che c’erano altri porti nella zona, come Matrinum e Ortona, ma erano piccoli e adatti a tragitti di breve tratto.

Nessun commento:

Posta un commento