venerdì 26 agosto 2016

PESCARA E LA PRIMA GUERRA MONDIALE

L'articolo è la parte conclusiva del saggio "PESCARA: DA PÓLISMA VESTINO A PROVINCIA" di Katja Battaglia 

Pescara dopo la prima guerra mondiale
     La guerra si era protratta per più di quattro anni (1914-1918) e aveva provocato circa 9 milioni di morti, tra militari e civili. Si era conclusa con la vittoria della Francia, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e dell’Italia. Ma quest’ultima non veniva pienamente soddisfatta: otteneva dall’Austria solo il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia e Trieste. Per questo reclamava anche altri territori che le erano stati promessi quando era entrata in guerra. Si diffondeva, quindi, l’idea di una vittoria mutilata, che aveva suscitato proteste e aveva accresciuto la tensione nel Paese.
     A Pescara nel 1918 era stato arrestato Carlo Garbero di Napoli, un suonatore ambulante, residente a Sulmona, per avere cantato e distribuito in esemplare a stampa una canzonetta intitolata Il caro viveri. Le prime due strofe sono le seguenti: «L’Italia è bella e fertile/ di grano d’olio e vino/ di carne ed altri generi/ per chi fa lo strozzino./ Tre terzi ce la rincarano/ ne busca il popolino/ Bom bom bom/ e i signorini no». Questi versi e altri con il titolo Il canto delle classi 99-900 erano stati stampati in 10.000 copie da un tipografo di Lanciano, Giuseppe Micozzi, che era stato ugualmente arrestato per avere violato le norme dell’editto di stampa[1].
     Intanto alcuni pionieri del socialismo provinciale di Pescara, il segretario comunale Marcello Del Zoppo, il sarto Valentino Cannella e il giornalaio Nicola Viglietti non avevano perso tempo a ricostruire le sezioni. I combattenti, a loro volta, che avevano vissuto uniti l’orrore delle trincee, volevano affrontare insieme il problemi del reinserimento nel tessuto sociale e produttivo. Per questo avevano organizzato nella città, durante il mese di marzo 1919, le prime sezioni aderenti all’Associazione Nazionale Combattenti con Attila Panzoni e Umberto Ferruggia[2].
     Il 14 e il 15 settembre del 1919 i combattenti celebravano a Chieti il 1° congresso regionale. Dopo un saluto a d’Annunzio e a Fiume italiana, proposto da Giacomo Acerbo, il presidente Carlo Quarantotto leggeva una relazione economica. Spiegava che l’associazione tutelava i componenti tramite la costruzione in ogni provincia di un ufficio di assistenza, che si occupava dei sussidi di disoccupazione, del disbrigo delle pratiche relative ai premi di smobilitazione e all’assicurazione obbligatoria contro l’invalidità, la vecchiaia e la disoccupazione, della concessione di borse di studio e di assegni per gli operai combattenti, dell’istituzione di cooperative di consumo e di lavoro[3].





[1] Archivio di Stato di Chieti, Tribunale penale di Chieti, Sentenze 1918, fasc. 1977. Cfr. anche F. Paziente, La provincia di Chieti da Giolitti a Mussolini (1915-1929). Società, Stato e Chiesa tra rinnovamento e restaurazione, a c. di F. Lullo, (Quaderni della Biblioteca, 2), Chieti, Biblioteca Provinciale “A.C. De Meis”, 1999.
[2] Ivi, pp. 21-22.
[3] Ivi, pp. 35-36.

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