L'articolo è la parte conclusiva del saggio "PESCARA: DA PÓLISMA VESTINO A PROVINCIA" di Katja Battaglia
Pescara dopo la prima guerra mondiale
Pescara dopo la prima guerra mondiale
La guerra si era protratta per più di
quattro anni (1914-1918) e aveva provocato circa 9 milioni di morti, tra
militari e civili. Si era conclusa con la vittoria della Francia, della Gran
Bretagna, degli Stati Uniti e dell’Italia. Ma quest’ultima non veniva
pienamente soddisfatta: otteneva dall’Austria solo il Trentino, l’Alto Adige, la
Venezia Giulia e Trieste. Per questo reclamava anche altri territori che le
erano stati promessi quando era entrata in guerra. Si diffondeva, quindi,
l’idea di una vittoria mutilata, che aveva suscitato proteste e aveva
accresciuto la tensione nel Paese.
A Pescara nel 1918 era stato arrestato
Carlo Garbero di Napoli, un suonatore ambulante, residente a Sulmona, per avere
cantato e distribuito in esemplare a stampa una canzonetta intitolata Il
caro viveri. Le prime due strofe sono le seguenti: «L’Italia è bella e
fertile/ di grano d’olio e vino/ di carne ed altri generi/ per chi fa lo
strozzino./ Tre terzi ce la rincarano/ ne busca il popolino/ Bom bom bom/ e i
signorini no». Questi versi e altri con il titolo Il canto delle classi
99-900 erano stati stampati in 10.000 copie da un tipografo di Lanciano,
Giuseppe Micozzi, che era stato ugualmente arrestato per avere violato le norme
dell’editto di stampa[1].
Intanto
alcuni pionieri del socialismo provinciale di Pescara, il segretario comunale
Marcello Del Zoppo, il sarto Valentino Cannella e il giornalaio Nicola
Viglietti non avevano perso tempo a ricostruire le sezioni. I combattenti, a
loro volta, che avevano vissuto uniti l’orrore delle trincee, volevano
affrontare insieme il problemi del reinserimento nel tessuto sociale e
produttivo. Per questo avevano organizzato nella città, durante il mese di
marzo 1919, le prime sezioni aderenti all’Associazione Nazionale Combattenti
con Attila Panzoni e Umberto Ferruggia[2].
Il 14 e il 15 settembre del 1919 i
combattenti celebravano a Chieti il 1° congresso regionale. Dopo un saluto a
d’Annunzio e a Fiume italiana, proposto da Giacomo Acerbo, il presidente Carlo
Quarantotto leggeva una relazione economica. Spiegava che l’associazione
tutelava i componenti tramite la costruzione in ogni provincia di un ufficio di
assistenza, che si occupava dei sussidi di disoccupazione, del disbrigo delle
pratiche relative ai premi di smobilitazione e all’assicurazione obbligatoria
contro l’invalidità, la vecchiaia e la disoccupazione, della concessione di
borse di studio e di assegni per gli operai combattenti, dell’istituzione di
cooperative di consumo e di lavoro[3].
[1] Archivio
di Stato di Chieti, Tribunale penale di Chieti, Sentenze 1918, fasc.
1977. Cfr. anche F. Paziente, La
provincia di Chieti da Giolitti a Mussolini (1915-1929). Società, Stato e
Chiesa tra rinnovamento e restaurazione, a c. di F. Lullo, (Quaderni
della Biblioteca, 2), Chieti, Biblioteca Provinciale “A.C. De Meis”, 1999.
[2] Ivi, pp. 21-22.
[3] Ivi, pp. 35-36.
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