domenica 21 agosto 2016

STORIA E PUBBLICO: L'INNOVAZIONE

Il ricercatore storico che ha intenzione di scrivere un saggio, deve avere ben presente il suo pubblico. Certo non dovrà penalizzare il rigore metodologico del suo lavoro, ma potrà essere INNOVATIVO. 
A questo proposito vi propongo di riflettere, dopo avere letto questa breve novella tratta da Il Novellino, opera anonima composta tra il 1281 e il 1300 circa. Nel 1525 fu Giovanni Della Casa  che gli attribuì un titolo e che con quel diminutivo relegava per sempre il testo, che all'epoca era già considerato antico,  tra le opere minori della letteratura italiana. 

Il Novellino. Testo originale con la versione in italiano di oggi di Aldo Busi e Carmen Convito, BUR, Milano, 1999, pp.132-135.
Versione in volgare (lingua originale)
XLIV
D'UNA QUISTIONE, CHE FU POSTA AD UN UOMO DI CORTE
Marco Lombardo fue nobil uomo di corte e savio molto. Fu, a uno Natale, ad una cittade, dove si donavano molte robe, e non n'ebbe niuna. Trovò un altro uomo di corte, lo quale era nesciente appo lui, ed avea avuto robe. Di questo nacque una bella sentenzia, ché quello giullare disse a Marco: - Che è ciò, Marco, che io ho avuto sette robe, e tu niuna? E sì, se' tu troppo migliore e più savio di me! Quale è la cagione? - E Marco rispose:  - Non è per altro, se non che tu trovasti più de' tuoi, ch'io non trovai de' miei.  

Versione in lingua italiana
44
UNA DOMANDA D'ATTUALITÀ
Marco Lombardo bazzicava per le corti signorili, ma era un uomo di alto sentire e di grande saggezza. Una volta capitò in una città dove durante le feste natalizie si regalavano vestiti come oggi si regalano premi letterari, e a lui non ne fu dato neanche mezzo. Un altro giullare, che a paragone con lui era un perfetto ignorante, aveva un sacco di regali. Per caso si incontrarono, e ne nacque una frase storica , perché  il giullare disse a Marco: "Ehilà, Marco, come mai io ho vinto sette vestiti e tu niente? Non eri infinitamente migliore e più bravo di me? Come la metti, eh? Da che dipende?" 
Rispose Marco: "È semplice: in queste giurie c'è più gente come te che persone come me". 

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