domenica 28 agosto 2016

STORIA E FONTI ORALI - TESTIMONIANZE DEL TERREMOTO IN ABRUZZO NEL 2009

Lavoro per i giovani allievi, pubblicato su Giornalisti in Erba del 2009

SOS terremoto
di
Eleonora De Angelis



Il terremoto, che nella notte del 6 aprile 2009 ha colpito L’Aquila e dintorni, ha assunto le dimensioni di una tragedia nazionale e quindi ne ha risentito anche Caramanico, il nostro paese.
La prima scossa, di magnitudo 5,8 della scala Richter è stata avvertita intorno alle 3:30 di  notte.
Mentre tutti dormivano, il terremoto si è fatto sentire e, a quanto riferiscono i giornali e la televisione ha “urlato” a squarcia gola, visto che lunedì notte sembrava di essere ritornati nella culla che la mamma faceva dondolare per farmi addormentare, mentre mi raccontava innumerevoli favole a lieto fine. Ma l’effetto è stato il perfetto contrario. Tutti svegli, fuori di casa, attaccati al cellulare a chiamare parenti e amici per accertarsi se avevano sentito il terremoto, o per dare e ricevere un aiuto morale e psicologico, dopo che è riaffiorato il ricordo (almeno agli adulti) del terribile terremoto dell’Irpinia e quello del 1984 ad Avezzano.
L’alba è arrivata subito  e si sono viste in giro persone in pigiama, timorose di rientrare nella propria casa.
Ci sono state piccole lesioni nei muri di quasi tutte le case, dal momento che sono state costruite con i tanti discussi “criteri antisismici”. Ciò ci fa intuire la grande intensità di questo terremoto. Inoltre a circa mezzo chilometro dalla mia abitazione, una casa ormai vecchia dove viveva un’anziana che è morta da quasi un secolo, è crollata ma non ha danneggiato le case circostanti.
A neanche 24 ore dalla prima scossa, il terremoto si è fatto nuovamente sentire.
Alle 19:45 mentre io e la mia famiglia stavamo cenando, ci ha fatto agitare molto più della prima scossa. Forse perché eravamo molto svegli, o poiché non ce l’aspettavamo.
Così, come la maggior parte della gente, abbiamo deciso di iniziare a dormire in auto.
Ora, quasi ogni notte si sente una piccola scossa e tutti stanno aspettando ansiosamente che questo sciame sismico finisca. Intanto io rifletto sull’accaduto.
Quello che ho percepito da questo terremoto è che tutte le persone lo vivono in maniera diversa.
Per esempio, osservando mio cugino di otto anni, ho capito che per i più piccoli il terremoto è stato per lo più un motivo di gioco. Diversamente lo è stato per la maggior parte dei ragazzi intorno ai diciotto anni, che hanno vissuto queste scosse come occasione per bere e per liberarsi dai genitori, che al contrario hanno iniziato ad avere “problemi cardiaci”, sia per i figli che per il terremoto.
Io ora ci sto scherzando, perché secondo me in queste situazioni, per riuscire ad andare avanti, anche se può sembrare difficile, bisogna trovare sempre qualcosa di positivo in tutto.
Bisogna anche riconoscere però che la situazione è gravissima, perché ci sono migliaia di persone che non hanno più una propria vita e purtroppo dipendono dagli aiuti della Protezione Civile o dei volontari che offrono da mangiare, ma non credo che riescano a donare anche affetto... A quella povera gente che ormai non ha neppure una famiglia con cui piangere e, perché no, ridere dei vecchi tempi, quando tutto era ancora normale.
Ora noi e loro dobbiamo semplicemente aspettare che questa bruttissimo incubo finisca, sperando che tutto abbia un lieto fine, come i racconti che mi narrava la mamma dondolando la culla.











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